Maria Montessori

Maria Montessori (Chiaravalle, 31 agosto 1870Noordwijk, 6 maggio 1952) è stata una pedagogista, filosofa, medico, scienziata, educatrice e volontaria italiana, nota per il metodo che prende il suo nome, usato in migliaia di scuole materne, elementari, medie e superiori in tutto il mondo.[1]

Biografia

Primi anni

Chiaravalle (Ancona): l’abbazia cistercense

Chiaravalle (Ancona): la casa natale di Maria Montessori, ora sede della fondazione Montessori

Figlia di Alessandro Montessori, emiliano, e di Renilde Stoppani, marchigiana, Maria nacque in un’abitazione al civico 10 di Piazza Mazzini a Chiaravalle, a pochi chilometri da Ancona. I genitori erano persone istruite e sensibili alle nuove idee politiche che parlavano di unità italiana[2].

Il padre Alessandro era nato a Ferrara e dopo aver lavorato come impiegato di concetto nelle saline di Comacchio, negli anni settanta era stato trasferito a Chiaravalle per un lavoro di controllo. È in questo luogo che incontrò la donna con la quale poi si sarebbe sposato, Renilde Stoppani. Nei suoi scritti il padre ci dà preziose informazioni sulla crescita e sullo sviluppo di Maria.

Maria Montessori a dieci anni

La madre Renilde (1840-1912) era originaria di Monte San Vito, paese nelle vicinanze di Chiaravalle, e proveniva da una famiglia di piccoli proprietari terrieri; era una donna istruita e amava molto la lettura[3][4]. Come il padre anche lei era cattolica, con una spiccata simpatia per gli ideali risorgimentali. Tramite la madre, Maria era nipote di Antonio Stoppani, abate e naturalista, ancor oggi celebre per essere stato autore del fortunato volume Il Bel Paese. Lo Stoppani era una figura importante del cattolicesimo rosminiano[5] ed essendo abate e insieme scienziato mostrava con la sua stessa vita la possibilità della coesistenza armonica tra fede e ragione[6]. La giovane Maria Montessori ebbe nell’abate Stoppani un punto di riferimento[5] e nella madre un costante sostegno alle sue idee innovative e alle sue scelte di vita insolite per l’epoca, anche in contrasto con un certo conservatorismo del padre[7][8].

Nel febbraio del 1873 Alessandro venne trasferito a Firenze dove rimarrà con la famiglia per due anni. Pochi anni dopo la famiglia affrontò un altro trasferimento: a Roma, divenuta da poco capitale; Maria venne iscritta alla scuola preparatoria comunale di Rio Ponte. Fin da piccola Maria si era dimostrata vivace. Gli studi elementari non erano stati molto brillanti, a causa di problemi di salute tra cui una lunga rosolia. Studiò francese e pianoforte, che abbandonò presto. Verso gli undici anni cominciò ad appassionarsi agli studi. La sua passione giovanile era l’arte drammatica. Eccellente in italiano, presentava però lacune in grammatica e matematica. Nel febbraio del 1884 si era aperta a Roma una scuola governativa femminile: la “Regia scuola tecnica” (oggi Istituto Tecnico “Leonardo Da Vinci”, in via degli Annibaldi). La fondazione di questa scuola rientrava nel piano di politica scolastica dell’Italia post-unitaria. Maria fu tra le prime dieci alunne e si diplomò con 137/160.

Scelta e percorso universitario

Maria Montessori in un ritratto giovanile.

Fin dai primi anni di studio questa colta ragazza manifesta interesse per le materie scientifiche, soprattutto matematica e biologia, una circostanza che le causerà contrasti con i genitori, i quali avrebbero voluto avviarla alla carriera di insegnante. In un’intervista della stessa Montessori a New York apparsa sul “Globe” dichiara di aver dovuto chiedere l’aiuto a papa Leone XIII per il suo ingresso alla facoltà in quanto ostacolata dal ministro Baccelli. Si iscrive alla Facoltà di Medicina dell’Università “La Sapienza” di Roma, dove sarà la prima donna a laurearsi in medicina (nel 1896) dopo l’unità d’Italia. Maria si dedica con passione e metodo alla ricerca in laboratorio. Oltre ai corsi di batteriologia e microscopia segue il corso di ingegneria sperimentale. Studia anche pediatria all’Ospedale dei bambini, le malattie delle donne, nei reparti del San Giovanni in Laterano (Roma), e quelle degli uomini al Santo Spirito di Sassia (Roma) (due ospedali ancora attivi).

Maria è una studentessa molto capace, tanto che vincerà un premio di mille lire dalla Fondazione Rolli per un lavoro in patologia generale. Nel 1895 Maria vince un posto di “aggiunto in medicina” degli ospedali con il diritto di entrare nella Società Lancisiana riservata ai dottori e professori degli ospedali di Roma. Il suo curriculum risulta eccellente in igiene, psichiatria, e pediatria materie che saranno alla base delle sue future scelte. Negli anni che precedono la laurea i suoi impegni di studio si orienteranno sempre più verso ricerche di tipo sperimentale in laboratorio e di osservazione nelle sale del manicomio dell’ospedale di Santa Maria della Pietà di Monte Mario (Roma). Durante la preparazione della sua tesi frequenta le lezioni di Antropologia fisica (o biologica) tenute da Giuseppe Sergi. La tesi che discuterà il 10 luglio del 1896 è a carattere sperimentale quasi cento pagine scritte a mano che portano il titolo “Contributo clinico allo studio delle allucinazioni a contenuto antagonistico” (pp. 33–37).

Scelte e percorso lavorativo

Ottiene la nomina di assistente presso la clinica psichiatrica dell’università di Roma, in collaborazione con Giuseppe Ferruccio Montesano (con cui ha un sodalizio professionale e affettivo), dedicandosi al recupero dei bambini e delle bambine con problemi psichici, da lei definiti anormali. Il lavoro in clinica la porta ad entrare materialmente in contatto con gli ambienti scientifici di Inghilterra e Francia. Nasce così il suo interesse per la letteratura scientifica francese del primo Ottocento a proposito dei casi di fanciulli selvaggi, allevati da animali, ritrovati in zone isolate nel corso del Settecento e per gli esperimenti rieducativi tentati da Jean Marc Itard (17651835).

Maria Montessori a quarantatré anni

Attira inoltre la sua attenzione il lavoro svolto da Itard e il suo collaboratore, Edouard Seguin (18121880), riguardo alla possibilità di inserimento nella comunità dei bambini e delle bambine anormali, attraverso un percorso di educazione adeguato. Proprio la partecipazione a numerosi convegni pedagogici, in varie città europee, le permetterà di entrare in contatto con la scuola di Itard e Seguin e di apprendere i loro metodi sperimentali di rieducazione dei minorati mentali. Contribuisce con il suo impegno all’emancipazione femminile. Partecipa al Congresso Femminile di Berlino nel 1896 in veste di rappresentante dell’Italia. È rimasto famoso un suo intervento in tale sede sul diritto alla parità salariale tra donne e uomini. Partecipa anche al successivo Congresso Femminile di Londra (1899). Nel 1898 presenta a Torino, al congresso pedagogico, i risultati delle sue prime ricerche e dopo breve tempo, diventa direttrice della scuola magistrale ortofrenica di Roma. Con lo spostamento dei suoi interessi sul lato dell’educazione, decide di rinnovare le sue basi culturali laureandosi in filosofia.

Nel 1904 consegue la libera docenza in antropologia ed ha dunque l’opportunità di occuparsi dell’organizzazione educativa degli asili infantili. A tal fine, nel 1907, a San Lorenzo, apre la prima Casa dei Bambini, in cui applica una nuova concezione di scuola d’infanzia: Il metodo della pedagogia scientifica, volume scritto e pubblicato a Città di Castello (Perugia) durante il primo corso di specializzazione (1909). Il testo viene tradotto e accolto in tutto il mondo con grande entusiasmo. Al suo arrivo negli Stati Uniti, nel 1913, il New York Tribune la presentò come the most interesting woman of Europe (la donna più interessante d’Europa). Da quel momento, il suo metodo avrebbe riscosso un buon interesse nel Nord America, col tempo poi affievolitosi, fino al ritorno in auge sostenuto da Nancy McCormick Rambusch, fondatrice, nel 1960, della Società Montessori Americana.

Dal successo dell’esperimento romano nasce il movimento montessoriano, dal quale nel 1924 avrà origine la scuola magistrale Montessori e l'”opera Nazionale Montessori”, eretta, quest’ultima, in Ente Morale e volta alla conoscenza, alla diffusione, all’attuazione e alla tutela del suo metodo. Maria Montessori ne diviene Presidente onoraria.

Maria e il Fascismo

Maria Montessori con una bambina.

Interrogarsi sulla posizione politica di Maria Montessori nel corso della sua vita significa trovarsi di fronte ad una matassa non facile da dipanare. La sua collocazione, del resto, non è affatto scontata: alcuni critici a sinistra l’hanno giudicata di destra per le tante scuole private aperte a suo nome e per le sue amicizie altolocate. D’altra parte, in casa idealista non piaceva l’importanza da lei data alla ricerca scientifica, né a destra si apprezzavano le concrete indicazioni per garantire criteri di uguaglianza e non classi basate su giudizi elitari e competizione continua. In principio Maria accetta l’appoggio di Mussolini interessato a risolvere il problema dell’analfabetismo con le Case dei Bambini, ma probabilmente anche a trarre vantaggi personali dal prestigio internazionale della Montessori. Maria forse spera che l’approvazione del Duce favorisca la diffusione del movimento montessoriano in Italia. In effetti, nei primi anni del regime nessuno le impedisce di aprire nuove scuole in tutta la penisola o di tenere i suoi corsi all’estero quando viene invitata.

Nel 1924, però, il delitto Matteotti, di cui Mussolini si assume per intero la responsabilità politica, mostra il vero volto della dittatura. Nello stesso anno si svolge a Milano un corso con le lodi del Regime e la Società degli amici del metodo viene trasformata in Ente morale, prendendo il nome di Opera Nazionale Montessori, con sedi a Napoli ed a Roma, con presidente onorario lo stesso Benito Mussolini (pp 121–122). Nei primi anni venti Mussolini favorisce i progetti per il risanamento dello zone malariche. Tuttavia le piccole scuole, non direttamente volute da lui gli danno lustro e fastidio allo stesso tempo, forse perché non esercita sul progetto un controllo totale (se ne occupa anche Maria Josè di Savoia che per il fascismo non ha molta simpatia). È questo il periodo in cui domina sul piano culturale l’idealismo di Croce e di Gentile: diversi su alcuni aspetti ma entrambi sostenitori di un attacco frontale nei confronti di una educazione scientifica e dunque dell’impostazione positiva che caratterizza anche il metodo montessoriano. Intanto nel 1923 inizia la bonifica dell’Agro Pontino.

La targa posta sulla facciata della casa natale di Maria Montessori a Chiaravalle (Ancona).

La tomba di Maria Montessori a Noordwijk (Paesi Bassi). La scritta dice: Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo.

Nello stesso anno il direttore generale per il settore educativo, Giuseppe Lombardo Radice, che negli anni precedenti si era mostrato a favore del metodo Montessori, muove a Maria una serie di pesanti critiche: l’accusa di aver rubato idee a Rosa e Carolina Agazzi, sostenendo che solo le due sorelle bresciane, avevano elaborato un metodo veramente “italiano”. Sulla scia di Lombardo Radice arrivano altre critiche. Montessori viene definita “abile ammaliatrice”, “camuffatrice” “affarista”. Ancora una volta Maria lascia cadere le critiche, come se non la riguardassero, ma da allora i rapporti con il Fascismo, cominciano a deteriorarsi.

Proprio lasciando cadere nel nulla le critiche che le venivano rivolte la Montessori poté organizzare nel 1926 il primo corso di formazione nazionale che preparava gli insegnanti a seguire il suo metodo. Tra l’altro, nonostante le accuse di poca italianità, Mussolini in persona sosteneva la Montessori, ritenendo che la fama internazionale che ella aveva raggiunto fosse un vanto per l’Italia; il capo del Fascismo ricoprì addirittura la carica di presidente onorario del corso e donò dal proprio fondo personale un sussidio di lire 10.000 a favore dell’Opera. Il corso si tenne a Milano e vi parteciparono ben 180 maestri. Essi provenivano soprattutto dalle zone più vicine alla sede del corso (Lombardia e Veneto) e dalle Marche, terra natale della Montessori; altri partecipanti provenivano da Roma. Il corso durò sei mesi ed aveva il patrocinio del governo fascista[9]. ‎ Terminati i corsi internazionali svolti a Roma nel 1930 e nel 1931 e le conferenze all’estero,soprattutto quella di Ginevra sulla pace che ha risonanza internazionale, l’equivoco di fondo tra i due opposti inconciliabili si chiarisce; nel 1934 arriva l’ordine di chiusura di tutte le scuole Montessori, sia per adulti che per bambini, fatta eccezione per due o tre classi che vivranno nella semiclandestinità. Nello stesso anno anche Hitler ordina la chiusura delle scuole Montessori in Germania e Austria. Nel 1936 il Regime chiude per ordine del ministro De Vecchi anche la Regia scuola triennale del Metodo Montessori, che a Roma preparava le maestre, fin dal 1928. Nel 1933 esce “La pace e l’educazione”, ma Maria Montessori è ormai emarginata dalla cultura fascista (pp 124–126).

Libri, conferenze, viaggi, corsi

Nel 1933 Maria e il figlio Mario Montessori decidono di dimettersi dall’Opera Nazionale, che in pratica verrà definitivamente chiusa dal fascismo nel 1936, insieme alla “Scuola Di metodo” operante a Roma dal 1928. A causa degli ormai insanabili contrasti con il regime fascista era stata costretta ad abbandonare l’Italia, nel 1934. Continuano così i suoi viaggi in vari paesi per diffondere la propria teoria educativa. Si reca in India, durante la seconda guerra mondiale, dove continua a diffondere la sua opera pedagogica, per tornare poi in Europa nel 1946. Ovunque viene accolta con onori.

Al suo rientro in Italia, nel 1947, si preoccupa innanzitutto di ricostruire l’Opera Nazionale alla quale vengono affidati praticamente gli stessi compiti previsti dallo Statuto del 1924, la cui attuazione e il cui sviluppo venne favorito anche attraverso la presenza di “Vita dell’infanzia” di cui ispirò e determinò la nascita. Grazie all’impulso datole da Maria Jervolino e Salvatore Valitutti, l’Opera Montessori poté riprendere e sviluppare le proprie finalità valorizzando i principi pedagogici della fondatrice e diffondendo la conoscenza e l’attuazione del Metodo. A causa di una grave crisi finanziaria ed organizzativa ne fu commissariata la gestione fino al 1986, quando, completamente risanata, riacquistò la propria fisionomia statutaria che ancor oggi la caratterizza.

Una scelta dei più noti materiali didattici montessoriani. Si riconoscono la torre rosa, gli incastri metallici (blu e rossi), i solidi geometrici (celesti) e dietro ad essi la scatola dei triangoli costruttori

Altro noto materiale didattico Montessori: il cubo del trinomio

Maria Montessori muore il 6 maggio 1952 nella città di Noordwijk in Olanda dove si era trasferita. Sulla sua tomba si legge, in Italiano: Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo. Esiste una bibliografia montessoriana molto vasta e articolata. Ciononostante ancora risultano non tradotte in Italia alcune classiche opere biografiche sulla studiosa.[10]

Pensiero pedagogico

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Metodo Montessori.

Il metodo montessoriano parte dallo studio dei bambini e delle bambine con problemi psichici, espandendosi allo studio dell’educazione per tutti i bambini. La Montessori stessa sosteneva che il metodo applicato su persone subnormali aveva effetti stimolanti anche se applicato all’educazione di bambini normali. Il suo pensiero identifica il bambino come essere completo, capace di sviluppare energie creative e possessore di disposizioni morali (come l’amore), che l’adulto ha ormai compresso dentro di sé rendendole inattive.

Il principio fondamentale deve essere la libertà dell’allievo, poiché solo la libertà favorisce la creatività del bambino già presente nella sua natura. Dalla libertà deve emergere la disciplina.

Per Maria Montessori la disciplina deriva dal lavoro libero, questa nasce solo quando nel bambino emerge l’interesse autentico, ossia quando egli sceglie il lavoro assecondando il proprio istinto, capace di procurare uno stato di raccoglimento assoluto. Compito dell’insegnante sarà lavorare al mantenimento di questo stato tramite l’educazione al movimento. Secondo Maria Montessori è proprio il movimento a giocare un ruolo centrale, poiché la personalità si forma con il crescere all’unisono di facoltà psichiche e facoltà motorie. È quando il bambino impara a muoversi seguendo uno scopo che sia connesso con l’attività psichica che saprà dirigere la propria volontà; solo allora sarà disciplinato. Per questo motivo il lavoro nelle Case dei Bambini è basato sul movimento; entrando in un ambiente costruito a sua misura, con materiali ideati per l’utilizzo autonomo dalla stessa Montessori, il bambino può scegliere la propria attività, seguendo l’istinto, svegliando l’interesse e la concentrazione. Un bambino concentrato non è ancora un bambino disciplinato perché un bambino disciplinato è capace di orientare la propria volontà al raggiungimento di un fine. La volontà si rinforza e si sviluppa con esercizi metodici. L’insegnante aiuterà il bambino in questo processo con attività previste dal metodo chiamate lezioni di silenzio nelle quali egli sperimenterà l’immobilità perfetta, l’attenzione nel percepire il suono del proprio nome pronunciato da lontano, movimenti leggeri coordinati allo scopo di non urtare oggetti. Solamente quando il bambino sarà in grado di orientare la propria volontà ad un fine, saprà obbedire ed essere quindi disciplinato. L’adulto, dice la Montessori, quando richiede la disciplina e l’obbedienza al bambino trascura quasi sempre la volontà di questo, gli propone un modello da imitare: «fai come faccio io!»; oppure un comando diretto: «stai fermo!», «stai zitto!». Bisogna domandarsi: «come può il bambino scegliere di obbedire se ancora non ha sviluppato la volontà?». La risposta è contenuta in questo nodo teorico districato dalla Montessori: dalla libertà alla disciplina.[11]

Un individuo disciplinato è capace di regolarsi da solo quando sarà necessario seguire delle regole di vita. Il periodo infantile è un periodo di enorme creatività, è una fase della vita in cui la mente del bambino assorbe le caratteristiche dell’ambiente circostante facendole proprie, crescendo per mezzo di esse, in modo naturale e spontaneo, senza dover compiere alcuno sforzo cognitivo. Con la Montessori molte regole dell’educazione consolidate nei primi anni del secolo cambiarono. I bambini subnormali venivano trattati con rispetto, venivano organizzate per loro delle attività didattiche. I bambini dovevano imparare a prendersi cura di sé stessi e venivano incoraggiati a prendere decisioni autonome.

Montessori sviluppò tutto il suo pensiero pedagogico partendo da una costruttiva critica della psicologia scientifica, corrente di pensiero affermatasi nei primi anni del secolo. L’equivoco di base della psicologia scientifica era da ricercare nella sua illusione di fondo, secondo la quale erano sufficienti una osservazione pura e semplice e una misurazione scientifica per creare una scuola nuova, rinnovata ed efficiente. Il pensiero pedagogico montessoriano riparte dalla pedagogia scientifica. Infatti l’introduzione della scienza nel campo dell’educazione è il primo passo fondamentale per poter costruire un’osservazione obiettiva dell’oggetto. L’oggetto dell’osservazione non è il bambino in sé, ma la scoperta del bambino nella sua spontaneità ed autenticità. Infine, della scuola tradizionale infantile Maria Montessori critica il fatto che, in essa, tutto l’ambiente sia pensato a misura di adulto. In un ambiente così concepito, il bambino non si trova a suo agio e quindi nelle condizioni per poter agire spontaneamente.

Maria Montessori definisce il bambino come un embrione spirituale nel quale lo sviluppo psichico si associa allo sviluppo biologico. Nello sviluppo psichico sono presenti dei periodi sensitivi, definiti nebule, cioè periodi specifici in cui si sviluppano particolari capacità.

La casa dei bambini

La scuola Montessori dell’Aia, la prima ad essere stata aperta in Olanda

Nel 1907 fonda a Roma la prima casa dei bambini, destinata non più ai bambini portatori di handicap ma ai figli degli abitanti del quartiere San Lorenzo. Si tratta di una casa speciale, non costruita per i bambini ma è una casa dei bambini. È ordinata in maniera tale che i bambini la sentano veramente come loro.[12]

L’intero arredamento della casa è progettato e proporzionato alle possibilità del bambino. In questo ambiente il bambino interagisce attivamente con il materiale proposto, mostrandosi concentrato, creativo e volenteroso. Il bambino trova un ambiente per potersi esprimere in maniera originale e allo stesso tempo apprende gli aspetti fondamentali della vita comunitaria. Essenziale è la partecipazione dei genitori per la cura della salute e dell’igiene come prerequisito per la scuola. Il compito dell’insegnante è l’organizzazione dell’ambiente. Deve attendere che i bambini si concentrino su un determinato materiale, per poi dedicarsi all’osservazione dei comportamenti individuali. L’insegnante aiuta il bambino, lo sviluppo del quale deve compiersi secondo i ritmi naturali e in base alla personalità che il bambino dimostra.

Lotta all’analfabetismo mondiale

In “Analfabetismo mondiale” Maria Montessori sostiene l’assoluta importanza di far fronte al fenomeno dell’analfabetismo: il parlare senza saper leggere e scrivere equivale infatti a essere tagliati completamente fuori da qualsiasi ordinaria relazione tra gli uomini ritrovandosi a vivere in una condizione di menomazione linguistica che preclude i rapporti sociali e che in questo modo rende l’analfabeta un “extra-sociale”.

Materiale che visualizza i numeri da uno a dieci, rappresentati con perline assemblate a formare il numero stesso, il suo quadrato (in forma lineare e bidimensionale), il suo cubo (in forma lineare e tridimensionale)

“La persona che parla, disperdendo per l’atmosfera dei suoni articolati non è sufficiente. Bisogna che la parola diventi permanente, si solidifichi sugli oggetti, si riproduca con le macchine, viaggi attraverso i mezzi di comunicazione, raccolga i pensieri di persone lontane, e possa quindi eternarsi in modo da fissare le idee nel susseguirsi delle generazioni. […] Per questo è che, mancando del linguaggio scritto, un uomo rimane fuori della società.”[13]

Alla parola va quindi unita una ulteriore abilità che completa il linguaggio naturale aggiungendovi un’altra forma di espressione, ovvero la scrittura. La Montessori afferma che la potenza dell’alfabeto, la conquista più importante per tutta l’umanità, non è semplicemente quella di far capire le parole scritte nel loro senso, ma è quella di dare nuovi caratteri al linguaggio raddoppiandolo. La padronanza dell’alfabeto arricchisce l’uomo, estende i suoi poteri naturali di esprimersi, li rende permanenti, li trasmette nel tempo e nello spazio, gli permette di rivolgersi all’umanità e alle nuove generazioni.
Partendo dall’esperienza con i bambini la Montessori indica i principi pratici per costruire un metodo, adattato e adatto alle diverse condizioni, per insegnare a leggere e a scrivere anche agli adulti.

La prima e fondamentale fase del metodo Montessori, sia con gli adulti che con i bambini, è quello di riconoscere e scoprire i suoni del proprio linguaggio e di abbinarli al segno alfabetico corrispondente. In questo modo il mezzo visivo è anche uno stimolo che aiuta ad analizzare i suoni delle parole. La scrittura non fa che ripetere pochissimi segni grafici in diverse combinazioni e proprio questa consapevolezza, data dalla scoperta e dalla prova delle infinite possibilità comunicative realizzabili con le poche lettere dell’alfabeto, desterà un interesse che sarà la molla fondamentale all’apprendimento della scrittura. Esercizi, strumenti e tecniche, progettati e ragionati per tappe sequenziali di apprendimento, sono quindi proposti all’interno di una relazione educativa che privilegia l’esperienza e l’autonomia dello studente.

“…il linguaggio è lì in ogni uomo. Gli analfabeti lo posseggono, lo portano con sé. Dunque risvegliarlo, farne rendere consci i possessori, indicare che è all’interno della loro mente che bisogna ricorrere per utilizzarlo. Questo è un tentativo di rinnovare dalla inerzia l’intelligenza stagnante: e ciò è necessario perché bisogna proseguire ancora: e andare alla conquista effettiva del mondo stampato, dove si possono raccogliere i pensieri e gli avvertimenti degli altri uomini.”[14]

Opere di Maria Montessori

18961909

  • Sul significato dei cristalli del Leyden nell’asma bronchiale, in Bollettino della Società Lancisana degli Ospedali di Roma, anno XVI, fascicolo I, 1896.
  • Ricerche batteriologiche sul liquido cefalo rachidiano dei dementi paralitici, in Rivista quindicinale di Psicologia, Psichiatria, Neuropatologia, fascicolo 15, 1º dicembre 1897, pp. 1–13.
  • Sulle cosiddette allucinazioni antagonistiche, in Policlinico, anno IV, volume IV, fascicolo 2, febbraio 1897, pp. 68–71 e fascicolo 3, marzo 1897, pp. 113–124.
  • Intervento al Congresso di Torino, in ‘’Atti del Primo Congresso Pedagogico Nazionale Italiano, Torino 8-15 settembre 1898, a cura di G. C. Molineri e G. C Alesio, Stabilimento Tipografico diretto da F. Cadorna, Torino 1899, pp. 122-123.
  • Miserie sociali e nuovi ritrovati della scienza, in ‘‘Il Risveglio Educativo’‘, anno XV, n. 17, 10 dicembre 1898, pp. 130-132 e n. 18, 17 dicembre 1898, pp. 147-148.
  • La questione femminile e il Congresso di Londra, in ‘‘L’Italia Femminile’‘, anno I, n. 38, 1º ottobre 1899, pp. 298–299 e n. 39, 8 ottobre 1899, pp. 306–307.
  • Riassunto delle lezioni di didattica, Roma, Laboratorio Litografico Romano, 1900
  • Norme per una classificazione dei deficienti in rapporto ai metodi speciali di educazione, in Atti del Comitato Ordinatore del II Congresso Pedagogico Italiano 1899-1901, Napoli, Trani, 1902, pp. 144–167.
  • L’Antropologia pedagogica, Antonio Vallardi, Milano 1903.
  • La teoria lombrosiana e l’educazione morale, in ‘‘Rivista d’Italia’‘, anno VI, volume II, 1903, pp. 326-331.
  • Sui caratteri antropometrici in relazione alle gerarchie intellettuali dei fanciulli nelle scuole, in ‘‘Archivio per l’Antropologia e l’Etnologia’‘, volume XXXIV, fascicolo 2, 1904, pp. 243-300.
  • Influenze delle condizioni di famiglia sul livello intellettuale degli scolari, in ‘‘Rivista di filosofia e scienze affini’‘, anno VI, volume II, n. 3-4, settembre-ottobre 1904, pp. 234-284.
  • Caratteri fisici delle giovani donne del Lazio in ‘‘Atti della Società Romana di Antropologia’‘, Società Romana di Antropologia, Roma 1905, volume XII, fascicolo I, pp. 3-83.
  • L’importanza dell’etnologia regionale nell’antropologia pedagogica, in ‘‘Ricerche di Psichiatria e Nevrologia, Antropologia e Filosofia’‘, Vallardi, Milano 1907, pp. 603-619.
  • La Casa dei Bambini dell’Istituto Romano dei Beni Stabili (conferenza tenuta il 7 aprile 1907), Bodoni, Roma 1907.
  • La morale sessuale nell’educazione, in ‘’Atti del I Congresso Nazionale delle donne italiane, Roma 24-30 aprile 1908, Stabilimento Tipografico della Società Editrice Laziale, Roma 1912, pp. 272-281.
  • Come si insegna a leggere e a scrivere nelle ‘‘Case dei Bambini’‘ di Roma, in ‘‘I Diritti della Scuola’‘, anno IX, n. 34, 31 maggio 1908.
  • Corso di Pedagogia Scientifica, Città di Castello, Società Tipografica Editrice, 1909.
  • Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini, Città di Castello, Casa Editrice S. Lapi, 1909.

Maria Montessori ritratta durante la sua lunga permanenza in India

19101952

  • Antropologia Pedagogica, Milano, Vallardi, senza data (circa 1910).
  • Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini, II edizione ampliata, Loescher & C., Roma 1913.
  • L’autoeducazione nelle scuole elementari, E. Loescher & C. – P. Maglione e Strini, Roma 1916.
  • Manuale di pedagogia scientifica, Alberto Morano Editore, Napoli 1921 (I edizione inglese intitolata Dr. Montessori’s Own Handbook, 1914)
  • I bambini viventi nella Chiesa, Alberto Morano Editore, Napoli 1922.
  • Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini, III edizione ampliata, Maglione & Strini, Roma 1926.
  • La vita in Cristo, Stabilimento Tipolitografico V. Ferri, Roma 1931.
  • Psico Geométria, Araluce, Barcellona 1934.
  • Psico Aritmética, Barcellona, Araluce, 1934 (I edizione italiana con il titolo Psicoaritmetica, Garzanti 1971).
  • Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini, III edizione ampliata, Maglione & Strini, poi Loescher, Roma 1935.
  • Il bambino in famiglia, Todi, Tipografia Tuderte, 1936 (I edizione tedesca con il titolo ‘’Das Kind in der Familie, 1923).
  • Il segreto dell’infanzia, Bellinzona, Istituto Editoriale Ticinese S. Anno, 1938 (I edizione originale francese con il titolo ‘’L’Enfant, 1936).
  • Dall’infanzia all’adolescenza, Garzanti, Milano 1949 (I edizione francese con il titolo ‘’De l’enfant à l’adolescent, 1948).
  • Educazione e pace, Garzanti, Milano 1949.
  • Formazione dell’uomo, Garzanti, Milano 1949.
  • La Santa Messa spiegata ai bambini, Garzanti, Milano 1949 (I edizione inglese con il titolo ‘’Mass Explained to Children, 1932).
  • La scoperta del bambino, Garzanti, Milano 1950 (I edizione inglese con il titolo ‘’The discovery of child, 1948).
  • La mente del bambino. Mente assorbente, Garzanti, Milano 1952 (I edizione originale inglese con il titolo ‘’The absorbent mind, 1949).
  • Educazione per un mondo nuovo, Garzanti, Milano 1970 (I edizione inglese con il titolo ‘’Education for a new world, 1947).
  • Come educare il potenziale umano, Milano, Garzanti, 1970 (I edizione inglese con il titolo ‘’To educate the human potential, 1947).

Scuole Montessori in Italia e nel mondo

Contrariamente a quanto molti italiani credono, le scuole Montessori non sono solo materne. Questa idea nasce dal fatto che effettivamente in Italia le scuole Montessori sono soprattutto scuole dell’infanzia (le case dei bambini) e, in misura minore, elementari[15]. In Italia, inoltre, si pensa comunemente che le scuole Montessori siano diffuse soprattutto in Italia[15].

La realtà è diversa: nel mondo ci sono 22.000 scuole Montessori di ogni grado (nidi, materne, elementari, medie e superiori)[16][1] e la diffusione delle scuole Montessori in molti paesi è assai superiore a quella italiana, in rapporto al numero di abitanti. Quanto detto risulta chiaro dai dati riportati nell’elenco seguente, per quanto esso non sia assolutamente completo:

  • Italia: 136 scuole Montessori (una ogni 440.000 abitanti), di cui 68% materne, 19% elementari, 13% nidi[17][18]. Sette regioni italiane sono ancora prive di scuole Montessori: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Sardegna, Toscana, Valle d’Aosta. Le regioni più servite sono l’Umbria e le Marche che, sole in Italia, hanno un rapporto tra scuole Montessori ed abitanti al di sotto di una ogni 100.000 abitanti; certo il fatto che Maria Montessori sia nativa di Chiaravalle ha giocato un ruolo in queste regioni. Anche nelle zone più fortunate, comunque, solo le famiglie delle città maggiori possono scegliere di dare ai propri figli una educazione montessoriana, e quasi sempre solo fino alla quinta elementare[19]. Al contrario di ciò che accade nei paesi esteri, in Italia è infatti rarissima la presenza di scuole medie e superiori montessoriane: scuole medie che seguono il metodo Montessori esistono solo a Milano[20], Perugia[21], Roma[22], Como[23] e Castellanza (Varese)[24] e solo a Roma e Perugia esistono anche scuole superiori montessoriane.
  • Altri paesi europei
    • Germania: 1.140 scuole Montessori, di cui 249 elementari e 60 secondarie[17]
    • Regno Unito: 800 scuole Montessori[17]
    • Irlanda: 375 scuole Montessori[17]
    • Paesi Bassi: 220 scuole Montessori, di cui 163 elementari e 22 secondarie[17]
    • Svezia: 163 scuole Montessori[17]
    • Francia: 52 scuole Montessori[17]
    • Svizzera: 19 scuole Montessori, di cui tre medie[25]
    • Ucraina: 5 scuole Montessori[26]
  • Altri continenti
    • Stati Uniti: circa 4.500 scuole Montessori[1]
    • India: circa 200 scuole Montessori[27]
    • Canada: 63 scuole Montessori[28]
    • Giappone: 150 scuole Montessori
    • Nuova Zelanda: 65 scuole Montessori

Oltre che nei paesi già menzionati, ci sono scuole Montessori anche in (l’elenco non è completo): Australia, Messico, Ecuador, Brasile, Cile, Argentina, Sudafrica, Tanzania, Isole Figi, Brunei, Cina, Egitto, Malesia, Nigeria, Pakistan, Filippine, Vietnam[29][30].

Centro ideale di questa vera e propria diffusione mondiale è la città in cui nacque Maria Montessori, Chiaravalle. Qui è ancora visibile la casa natale, nella quale sono stati allestiti un museo ed una biblioteca montessoriani[31]. Nella casa ha sede anche un centro studi che periodicamente organizza convegni dedicati all’opera e al pensiero dell’illustre educatrice, ai quali partecipano studiosi provenienti dai vari paesi in cui l’istruzione montessoriana è diffusa.

  • La casa natale di Maria Montessori a Chiaravalle (al centro)

  • Scuola Montessori a Moscow (Idaho), USA

  • Scuola Montessori a Jorethang, India

  • Scuola Montessori a Churchillaan, Paesi Bassi

  • Scuola Montessori a South Baddesley, Regno Unito

  • Scuola Montessori ad Adelaide, Australia

  • Scuola Montessori a Potsdam, Germania

  • Scuola Montessori a Koszarawa Bystra, Polonia

  • Scuola Montessori a Singapore

  • Scuola Montessori a Saskatoon, Canada

  • Scuola Montessori a New York, Stati Uniti

  • Scuola Montessori ad Užice, Serbia

  • Scuola Montessori a Colonia, Germania

  • Scuola Montessori a Wilmington (Delaware), Stati Uniti

  • Scuola Montessori a Brno, Repubblica Ceca

  • Scuola Montessori ad Ancona, Italia

Nel grafico sottostante viene visualizzato il rapporto tra il numero di scuole montessoriane e la popolazione di alcuni stati; più la linea è breve, più scuole montessoriane sono a disposizione in un dato paese. La linea colorata relativa ad ogni paese indica infatti, a seconda della sua maggiore o minore lunghezza, il numero di abitanti (posto nella riga più bassa) che ogni scuola montessoriana dovrebbe servire. Risulta evidente la situazione ottimale dell’Irlanda, quella favorevole degli altri paesi e lo svantaggio in cui si trova l’Italia, pur essendo il paese natale di Maria Montessori. Come si leggerà nel paragrafo successivo, negli ultimi anni in Italia molti segnali dicono che le cose stanno cambiando.

Riscoperta di Maria Montessori in Italia

Banconota Italiana da 1000 Lire (circa 0.52 €) rappresentante Maria Montessori

A cavallo tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI, anche in Italia si è assistito ad una sorprendente riscoperta del pensiero montessoriano[32], segnata dalla riedizione delle tre opere fondamentali dell’educatrice marchigiana: La scoperta del bambino, Il segreto dell’infanzia, La mente del bambino, ma anche di Educazione per un mondo nuovo, L’autoeducazione e Come educare il potenziale umano[33]; inoltre è stata ripubblicata l’antologia degli scritti montessoriani Educazione alla libertà[34] e sono usciti acuti saggi dedicati al suo pensiero[35][36]. Nel 2007 è andato in onda lo sceneggiato televisivo Maria Montessori – Una vita per i bambini, che, nel bene e nel male, ha il merito di aver richiamato l’interesse del vasto pubblico sulla figura della grande educatrice. Inoltre, nel 2012, in occasione dell’anniversario di Maria Montessori, il terzo canale della radio nazionale italiana ha mandato in onda, a puntate, la lettura integrale de La scoperta del bambino[37]. Questa riscoperta, ancora in atto, è accompagnata dall’apertura di numerose nuove scuole Montessori, e non solo materne o elementari.

Riconoscimenti

Francobollo emesso dalle Poste Italiane in occasione del centenario dalla nascita

Francobollo emesso dalle Poste Italiane in occasione del centenario dall’apertura della casa dei Bambini nel quartiere di San Lorenzo (Roma)

la foto da cui è stata tratta l’immagine posta sulla banconota da 1000 lire e sul francobollo del 1970

1949, 1950 e 1951
1970
  • In occasione del centenario della nascita, le poste indiane le dedicarono un francobollo, che testimonia anche il legame speciale tra Maria e il grande paese asiatico[39].
  • Nello stesso anno anche il Pakistan emise un francobollo per l’educatrice italiana, ritratta in atteggiamento pensoso[40].
  • In Italia venne emesso, per il centenario di Maria Montessori, un francobollo in cui è raffigurata sullo sfondo di un giardino in cui giocano dei bambini[39].
1985
1990
  • Maria Montessori è stata la prima ed unica donna italiana a cui è stata dedicata una banconota: durante gli anni novanta, un suo ritratto è stato presente sulla banconota da 1.000 lire italiane; la banconota ebbe corso fino all’adozione dell’euro. La foto da cui l’incisore prese spunto è stata scattata del fotografo bergamasco Sandro Da Re. Nella foto Maria Montessori ha lo sguardo rivolto a destra, nelle banconote verso sinistra. Questo perché l’incisore ritrasse l’immagine così come la vedeva, il che comportò la stampa rovesciata sulla filigrana.
1994
2000
  • Lo Sri Lanka emise un francobollo dedicato alla d.ssa Maria Montessori in cui è riportata in inglese la sua frase within the child is the man he will become, ossia all’interno del bambino c’è l’uomo che diverrà[44].
2007
  • In occasione del centenario dell’apertura della prima casa dei bambini, venne organizzata a Roma una conferenza internazionale (Conferenza del Centenario)[45]
  • Le Poste Italiane emisero un francobollo commemorativo, con un ritratto dell’educatrice in primo piano e le immagini a confronto di scolari montessoriani del 1907 e del 2007, per mettere in risalto la sorprendente attualità del metodo Montessori.[46]
  • Anche nel Regno Unito venne celebrato l’anniversario del 2007 con un congresso nazionale (UK centenary conference), tenuta a Londra in due diverse giornate[47]

Fonte: Wikipedia